È il 24 ottobre 2001 e sono trascorsi solo due anni dal rogo del tunnel del Monte Bianco.

Le sei del mattino sono passate da poco quando Seyfi Aslan, cittadino turco padre di quattro figli, entra in Svizzera dal valico di Chiasso Strada alla guida di una motrice MAN e di un semirimorchio MEERT con targhe belghe.

Non curante di tutto ciò, dall’altra parte del Paese, alle 7.15, Bruno Saba è alla guida di un IVECO Cursor con rimorchio MIELE e targhe italiane che parte dall’area doganale di Basilea diretto in Italia con un carico di 1099 pneumatici.

I due camionisti non sanno che tra poche ore diventeranno i protagonisti di uno dei più gravi incidenti stradali avvenuti in Svizzera. Alle 8.08 Aslan si ferma nei pressi di Personico, probabilmente in un’area di posteggio e vi rimane fino alle 8.52 per poi riprende il suo viaggio verso nord.

Allo Stalvedro alcuni camionisti notano che Aslan procede a zigzag e anche all’ingresso della galleria del Gottardo i conducenti di una Porsche Boxter e di una Audi notano che l’automezzo non mantiene una traiettoria lineare. Fino alle 9.39 quando accade il disastro. Il camion con targhe belga sbanda sulla destra, sale sul marciapiede, distrugge un cartello luminoso della segnaletica stradale, rimbalza sulla corsia opposta e, a 1,1 km dall’entrata sud, sbatte violentemente con l’automezzo guidato da Saba.

La galleria è completamente ostruita, l’autista italiano scende dal veicolo, si dirige verso l’uscita sud e aiuta alcuni automobilisti a mettersi in salvo. L’Audi e la Porsche, alla cui guida c’è il fotografo Oliviero Toscani, compiono un’inversione di marcia ed escono dal tunnel. Nel frattempo sul lato nord l’unico automobilista testimone dell’incidente chiama il 112 e dà l’allarme alla Centrale operativa di Bellinzona, poi scende dal veicolo e si avvicina al luogo dell’impatto.

Quel che vede mette i brividi. Le scintille e il liquido infiammabile sul manto stradale stanno per entrare a contatto, per cui torna precipitosamente alla sua vettura e richiama il 112. Sono le 9.42, quando urla: "bloccate, bloccate, fate bloccare il tunnel, il tunnel ha iniziato a bruciare".

Contemporaneamente scatta l’allarme al portale sud e il caporale della Polizia cantonale Marino Marzoli avvisa la centrale tecnica di Airolo, poi entra nel tunnel e fa uscire tutti.

Alle 9.45 viene diramato il primo comunicato radio all’interno della galleria e scatta l’allarme incendio prima nel settore 69F, poi nel 70F e nel 68F. Ma purtroppo siamo solo all'inizio. Come sempre è l'aria a dettare le sorti nel tunnel. Una corrente longitudinale spinge il fumo verso nord e tra le 9.51 e le 9.55 la nube tossica ha già invaso due chilometri e mezzo di galleria.

Viaggia a una velocità compresa tra i 24 e i 48 metri al secondo e si estende dal soffitto a trenta centimetri dal suolo portando la visibilità a zero col suo carico irrespirabile. Nella galleria c’è un rifugio ogni 250 metri, ma alcuni automobilisti non fanno in tempo ad arrivarci e alla fine si conteranno undici morti. Due di loro periscono dopo aver oltrepassato l’uscita di sicurezza senza vederla. Lo stesso Aslan Seyfi, fuggito a piedi verso nord, percorre 332 metri e muore davanti all’uscita numero 68, dopo avere superato la 69.

Alle 9.53 Claudio Grassi, addetto alla manutenzione del tunnel, entra nella galleria e scatta la foto dell’incendio diventata simbolo della tragedia del San Gottardo. Un minuto dopo il sistema informatico registra l’ultima apertura di un rifugio.

Alle 9.55 i pompieri del Centro d’intervento del San Gottardo arrivano sul luogo dell’incidente ma le fiamme raggiungono ormai la soletta intermedia del tunnel dove alle 10.18 cede la volta della galleria. Tre ore dopo i pompieri urani trovano le prime sei vittime. Il bilancio totale sarà di undici morti, dieci uomini e una donna, otto feriti portati in ospedale, tredici persone soccorse sul posto, tredici automezzi pesanti e dieci veicoli leggeri distrutti o danneggiati.

Da quel giorno varie misure vengono adottate varie misure per evitare che fatti analoghi si ripetano. Ogni novanta metri viene installata una finestra d’aspirazione che impedisce ai fumi di spostarsi in senso longitudinale. Oltre a questo le vie di fuga vengono rese più visibili mediante una tinteggiatura bianca a due componenti.

In tutta la galleria viene inoltre potenziata l’illuminazione e sono vengono migliorate le misure a protezione del cavo per le trasmissioni radio. Inoltre, nella primavera del 2002, viene introdotto il dosaggio a contagocce per disciplinare il transito dei veicoli pesanti.