Ci sono tragedie che per qualche strana ragione si legano indissolubilmente alle esistenze di che ne viene a conoscenza. 

Fatti realmente accaduti che si fondono con paure e ansie che diventano parte del proprio bagaglio emotivo, anche se l'accaduto risale a diversi anni prima la propria nascita.

La tragedia della Galleria del Melarancio del 26 aprile 1983 è una di queste. Una delle tante, troppe, dolorose perdite sulle strade italiane.

Quella volta l'irresponsabilità di alcuni strappò dal mondo terreno 11 giovanissimi ragazzi di Napoli diretti in gita scolastica sul Lago di Garda. Un lungo viaggio interrottosi a metà strada, nel buio di una galleria dell'A1 all'altezza di Firenze.

Andiamo per ordine. Quarantotto ragazzi e tre accompagnatori partono la mattina del 26 aprile dal quartiere Arenella a Napoli. Sono tutti studenti della scuola media “Nicolardi”; per molti di loro è la prima vera gita fuori dalla regione.

Il viaggio prosegue tranquillo e senza intoppi. Dopo circa sei ore, il gruppo si appresta a transitare da Firenze. Sull'A1 però c'è un rallentamento: a causa di alcuni lavori, una carreggiata è chiusa al traffico. Il doppio senso si interrompe e i mezzi in direzione nord (come il nostro bus) si ritrovano per un tratto fianco a fianco a quelli in direzione sud.

Su una strada estremamente trafficata come l'A1, allora come oggi, non è infrequente il passaggio di trasporti eccezionali. Fatalità vuole che nel tratto ulteriormente più stretto in corrispondenza della galleria, transiti in senso opposto al bus un autoarticolato carico di un grosso tubo cilindrico, sporgente di alcuni centimetri la sagoma del rimorchio sul quale è posizionato.

Forse gli autisti si erano accorti di quanto stava per accadere, ma ormai il destino dei ragazzi è segnato. Il tubo caricato sul camion colpisce il bus sul fianco e ne accartoccia le lamiere come un apriscatole farebbe con barattolo.

È una strage. I ragazzi lato finestrino vengono colpiti dal carico del camion, che penetra nelle lamiere uccidendoli sul colpo. Altri, una quarantina, rimangono feriti ma coloro che vengono risparmiati dalla profilo del cilindro avranno salva la vita.

Tutta l’Italia si fermò col fiato sospeso, commossa per la morte assurda di tanti innocenti, dovuta ad un errore e ad una leggerezza che questi bambini pagarono con il prezzo più alto.

Da allora, ogni anno, viene celebrata una messa in ricordo di quella tragedia alla Chiesa della Rotonda a Napoli. In quell'occasione, vengono benedetti gli undici ulivi che sono stati piantati dopo la sciagura, a ricordo di queste anime innocenti strappate alla vita con tanta assurdità.

Questi i nomi dei giovani morti in quell'atroce incidente. Annalisa Di Girolamo, Eva De Cicco, Francesca Ielpo, Stefania Bianchi, Alfredo Lombardo, Alessandro Sturatti, Eduardo Aurino, Gianpaolo Cajati, Maurizio Autunno, Riccardo Pironti e Ruggiero Giancristofaro.